TESTIMONI: MARIO BOSSO





                                                               Mario Bosso in divisa da Balilla


Mario Bosso nasce a Ventotene nel 1927, nella casa del faro in cui il padre è in servizio; dopo qualche anno il padre ottienne il trasferimento a Ponza, segnala ai superiori che la sua famiglia non potrà alloggiare nella casa su Punta della Guardia perchè la strada è dissestata. La famiglia si sistema in una casa posta a metà della scala della Dragonara, in posizione strategica lungo la Via del Confino. 
La Via del Confino comprende due strade grosso modo parallele, collegate da scale: in alto, via del Canalone con mense ed abitazioni, in basso le strade del passeggio: Sant'Antonio, il corso. 
Scrive Ernesto Prudente: Via del Canalone segnava  il limite di confine verso l'alto per i confinati e in tutta la sua lunghezza vi erano cinque garitte, ognuna occupata da un milite di sentinella. La Dragonara e via del Canalone, dalla mattina alla sera, erano sempre gremite di confinati. Vi erano cinque mense e il prato del "campo della miseria" dove i confinati si radunavano, prima e dopo il pranzo, per prendere il sole e per discutere dei loro problemi.


Foto ricordo davanti al fascio littorio sui Guarini. Dall'alto: Aniello Bosso, Giosuè Coppa, Mario Bosso, Silverio Guarino

Decine e decine di uomini, qualche donna, percorrono ogni giorno la scalinata, per anni; Mario non conosce i loro nomi, non si sofferma sui loro volti. Ponzesi e confinati sono indifferenti gli uni agli altri, reciprocamente invisibili; decenni dopo Lucia Migliaccio commenterà con franchezza "Noi non parlavamo con loro, loro non parlavano con noi: cosa avremmo dovuto dirci?".  Anche se non ci fossero stati divieti, militi a controllare.

 I racconti di Mario Bosso sono nitidi, dettagliati, rifiniti. Ricorda:
"Facevamo i  bagni a Sant'Antonio, sul summariello; qualche volta ci spingevamo a Giancos. La Caletta era riservata ai confinati; noi isolani non potevamo raggiungere il molo, all'inizio c'era una garitta e i militi sbarravano l'accesso. I primi bagni alla Caletta li ho fatti dopo la guerra. Davanti casa nostra passavano tanti confinati; alcuni abitavano in zona, altri raggiungevano una mensa, molti si limitavano a passeggiare perchè altro non potevano fare, tra il primo appello del mattino e l'ultimo appello serale."
Nel 1939 la colonia confinaria viene chiusa, i confinati passano a Ventotene; nel 1942 Ponza ospita gli internati slavi, giunge anche qualche confinato politico. Zio Mario prosegue: "Ricordo distintamente i tre o quattro confinati che arrivarono tra il '42 e il '43: erano pochi, non subivano le rigide restrizioni che erano state in vigore fino al '39. Ricordo Tito Zaniboni: era un gran camminatore, col suo bastone da ex alpino si spingeva fin sopra ai Conti, per la gioia degli agenti di Pubblica Sicurezza che dovevano scortarlo. Un altro sportivo transitato per Ponza fu il capo del separatismo siciliano Finocchiaro Aprile; fu al soggiorno obbligato a Ponza dal '45, aveva il vezzo di andare in giro in giacca di pigiama. Di sera noi ragazzi ci ritrovavamo al bar Amato, giocavamo a biliardo e lui ci osservava in silenzio. Ricordo il duca Camerini, passava davanti casa nostra più volte al giorno perchè abitava sulla piazzetta ed era un gran camminatore."

Mario Bosso è morto nel 2018.




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