Alessandro Pertini (San Giovanni di Stella 25 settembre 1896 - Roma, 24 febbraio 1990) è stato uomo politico, giornalista, partigiano, presidente della Camera e settimo presidente della Repubblica, in carica dal 1978 al 1985. Pertini partecipò alla prima guerra mondiale. Aderì al Partito Socialista, strinse rapporti con Turati e lo aiutò ad espatriare in Francia; nel 1923 si laureò in legge. Approdò a Ponza il 10 settembre 1935, dopo aver trascorso anni in carcere e in esilio in Francia. Nel 1978 fu eletto Presidente della Repubblica. A differenza dei predecessori, Pertini partecipò in modo attivo alle vicende del Paese, riscuotendo grazie alla sua grande comunicativa il larghissimo consenso di chi vedeva in lui il rappresentante di un’Italia diversa. Morì la notte del 24 febbraio 1990 a Roma, all’età di 93 anni. Nel Pertini confinato sono già presenti i tratti che lo renderanno il presidente più popolare. C'è l'eleganza: "Al confino , poi, si trattava di far vedere che non ci si lasciava andare, neanche nell'aspetto esteriore. Spinelli, per esempio, andava in giro con certi stivaloni..." C'è il gran camminatore: "Facevo lunghe passeggiate nelle strade in cui ci era consentito il transito. Ero sempre scortato dalle guardie come elemento pericoloso". C'è il carattere talvolta dispettoso: appena cominciava a piovere prendeva l'ombrello e usciva, costringendo la scorta a seguirlo; i carabinieri, in divisa, non potevano utilizzare ombrelli. C'è il giocatore di scopone: con la scusa di dover discutere questioni legali raggiungeva lo studio dell'avvocato Migliaccio e avviava la partita. C'è l'amore per la vita: "Per uno che usciva di prigione e che il regime voleva ghettizzare, demoralizzare anche al confino, avere una storia d'amore voleva dire tutto, voleva dire tornare alla sorgente della vita. Conservo di Giuseppina un ricordo dolcissimo."(si riferisce a Giuseppina Mazzella, la fidanzata ponzese). C’è il buongustaio: “Consumavo i pasti nella mensa di Giustizia e Libertà; qualche volta mangiavo anche con gli anarchici, soprattutto quando riuscivano ad acquistare per pochi soldi qualche aragosta moribonda che i pescivendoli si affrettavano a togliere dalle grandi nasse-vivaio immerse nelle pulitissime acque del porto. In un secondo tempo mangiai alla mensa dei comunisti che, come al solito, erano quelli organizzati meglio: da loro, com’era giusto, bisognava fare a turno i camerieri e gli sguatteri. Molte ore le passavo nella mia camera a leggere e studiare.” C'è il Pertini profondamente legato al Partito Socialista: lo sbarco dell'ennesimo confinato comunista provocava in lui espressioni accorate: "Ma i miei compagni, i miei compagni dove sono?". Ammalato di tubercolosi, non può vivere nei Cameroni, umidi e affollati; prende casa prima nell’attuale via Nuova, poi a Chiaia di Luna; coltiva fiori, adotta una gattina che battezza col nome di Brichetto (accendino, in ligure), riesce a vivere una delicata storia d’amore con Giuseppina. Tanti anni dopo, al giornalista che gli chiede come riuscisse ad incontrare la ragazza nonostante la vigilanza strettissima, Pertini risponde: “Beh, dovevo fare delle manovre...ma non ti dirò quali perchè dovrei coinvolgere altre persone e non so se posso.” Luisa, cugina di Giuseppina, ai tempi bambina, descrive le manovre: la ragazza attendeva l’ultimo giro della ronda dei militi, poi raggiungeva Pertini attraverso una scala interna che collegava i due piani della casa. Durante le ore diurne i due innamorati si scambiavano biglietti e Luisa faceva da postina, ricevendo caramelle come compenso.
Nel 1939, alla chiusura della colonia, Pertini fu trasferito a Ventotene. Affidò Brichetto a Luisa.
A Ventotene la malattia ai polmoni si acutizzò; Pertini fu curato dal medico dei confinati, il ponzese Silverio D’Atri.
Da presidente della Camera riceve una scolaresca di Roma; un alunno, imbeccato dalla mestra- la ponzese Rosa Migliaccio- gli mostra una foto di Ponza e gli chiede perchè non sia tornato sull'isola.
- Perchè l'isola è stata il mio carcere, non la mia villeggiatura!- Pertini risponde; quando gli viene presentata la mestra, Pertini le chiede se conosca l'avvocato Migliaccio, il vecchio compagno delle partite a carte.
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