TESTIMONI: GENOVEFFA D'ATRI

 

Genoveffa D'Atri

Genoveffa D'Atri è nata a Ponza nel 1931, in una notte in cui diluviava: è un particolare che ha appreso da un milite addetto alla sorveglianza di un confinato, che si riparò sotto la cabina del cinema Primo e seguì le fasi del parto che stava avvenendo in casa D'Atri, di fronte. La madre di Genoveffa, Adele Manna, è la proprietaria del tabacchino sul corso; sin da bambina Genoveffa, matura e attenta, sta dietro al bancone e dà una mano. Il padre, Silverio D'Atri, è medico a Ventotene e segretario del Fascio a Ponza.

-Genoveffa, ricordi qualche confinato in particolare?

- Ne ricordo tanti, la maggior parte veniva a fare acquisti nel nostro tabacchino. Ricordo ad esempio il generale Roberto Bencivenga, che  prese in affitto la nostra casa in via Corridoio. Lì si erano stabiliti i nostri genitori dopo il matrimonio; l’avevano sistemata e arredata e fu lì che nacque Giulia, la primogenita, nel marzo 1929. Qualche mese dopo la nostra nonna materna si ammalò e la famigliola si trasferì da lei, a pochi metri di distanza, ancora in via Corridoio, in modo che nostra madre potesse assisterla e occuparsi della rivendita tabacchi.  Di tanto in tanto il generale riceveva la visita della sorella, la quale rimproverava bonariamente mia madre per aver dato in fitto una casa troppo ben arredata.


Roberto Bencivenga (Roma, 2 ottobre 1872 – Roma, 24 ottobre 1949), citato da Silverio Corvisieri come uno dei principali esponenti della massoneria relegati a Ponza. All'inizio del periodo trascorso a Ponza alloggiò in palazzo Conte sulla Parata. Titina Conte (morta nel 2018) ricordava che era costantemente sorvegliato; quando le guardie si appisolavano, lui usciva di casa.


- Ricordo un confinato che abitava in una casa di via Corridoio adiacente alla nostra. Prendeva l'acqua alla nostra cisterna perchè la sua casa ne era priva. Un giorno entrò nel tabacchino per comprare le sigarette e i militi che lo sorvegliavano restarono fuori, appoggiati al muretto; forse si distrassero, non lo videro uscire; con modi arroganti e violenti accusarono mia madre di aver permesso al loro sorvegliato di raggiungere via Corridoio attraverso la scala interna che collegava il tabacchino e la nostra abitazione. Da quel momento, per non avere guai con i militi, smettemmo di rifornire d'acqua il nostro vicino.
-Il tabacchino era un punto d'osservazione privilegiato.
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Indubbiamente. Il duca Camerini passava ogni giorno a comprare sigarette non italiane. Zaniboni chiedeva di tenergli da parte sigari di qualità, che non si acquistavano con la tessera. In segno di riconoscenza ci mandava in regalo delle rape enormi che coltivava nel suo orticello, dietro il Comandante; le consegnava Ciccillo 'u Cecato, marito della sua governante.

-Nel luglio 1943 giunge a Ponza Benito Mussolini. L'operazione -trasferimento da Roma, soggiorno a Ponza- dovrebbe essere coperta da segreto ma si sa come vanno le cose in un paese ... Cosa si sussurrava i quei giorni?
- Le case sulla spiaggia d
i Santa Maria furono fatte sgomberare immediatamente, in rada ormeggiò una corvetta: si intuiva che era arrivata una persona importante, qualcuno ipotizzava che si trattasse di Mussolini ma non avevamo notizie certe. 
Dopo qualche giorno mia madre mi mandò da Michele Mazzella, il marito di Rosa Galano, che aveva uno spaccio a pochi metri dal tabacchino; lì si acquistavano viveri con la tessera annonaria. Mentre aspettavo, entrò Michele Regine e disse a mezzavoce: "Miche', abbiamo avuto la conferma certa: si tratta proprio di Mussolini!". Allora io, tutta emozionata, corsi a dare la notizia a mia madre e ... dimenticai di prendere la sporta della spesa.


da sinistra: casa Vitiello, casa D'Atri, il tabacchino, la casa senza cisterna d'acqua, la casa abitata dal generale Bencivenga


- Vedesti Mussolini?
- Sì, una sera. Faceva caldo, era agosto, e tenevamo aperta la porta che dava sul balcone. Eravamo al buio, c'era il coprifuoco. Mia madre raccomandò a noi quattro sorelle di non far rumore e uscì sul balcone per prendere un po' di fresco e per fare due chiacchiere con i vicini, il maestro Vitiello e la moglie. Parlavano sottovoce; d'un tratto, sentirono rumore di passi provenienti dalla Punta Bianca. Come ti ho detto, c'era il coprifuoco. Un gruppo di uomini si avvicinava, con l'andatura lenta di chi passeggia; mia madre e i vicini tacquero, io raggiunsi il balcone. Appena superarono il balcone, si fermarono un attimo e l'uomo al centro volse la testa all'indietro: lo riconoscemmo senza ombra di dubbio. Era proprio Benito Mussolini!


Ponza, 1940: Imelde D'Atri (a destra) e Giuseppina Regine

- Qualche mese più tardi giunsero gli americani.
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 Accadde alla fine di gennaio del '44, alla vigilia dello sbarco di Anzio. Improvvisamente il porto si riempì di mezzi anfibi, i cosiddetti zatteroni; i primi approdarono al Mamozio, gli altri si distribuirono in rada, a Frontone, fino a Cala Gaetano. Noi ragazzi del Porto assistevamo allo spettacolo dai nostri balconi, eravamo molto eccitati; poi qualcuno osservò che ci trovavamo in una situazione di grande pericolo. Ogni sera il porto era sorvolato da un aereo tedesco che volava a bassa quota; se avesse fatto fuoco sugli zatteroni, che sicuramente trasportavano munizioni, il porto di Ponza si sarebbe trasformato in un'immensa polveriera. In caso di allarme della contraerea noi del Porto utilizzavamo il rifugio di corso Umberto (la Cisterna della Parata), ma quella sera tutta la zona ci sembrò troppo pericolosa. Mia madre, io e le mie sorelle Giulia, Maria e Anna, raggiungemmo la zona della Carbonaia e trovammo ospitalità dentro una grotta, nei pressi della Cisterna della Dragonara. Quella sera la zona era affollatissima, tutta Ponza si era rifugiata lì. Qualche giorno fa io e mia sorella Giulia abbiamo rievocato un episodio: nel cuore dela notte una vecchia ebbe bisogno di "fare un po' d'acqua": la figlia la accompagnò in un angolo e le raccomandò di non fare rumore perchè vicino c'erano le figliole, cioè le mie sorelle e io. La vecchia brontolò: "Pecchè, 'e figliole non pesciano?" Noi cominciammo a ridere fragorosamente; così, tutti gli ospiti della grotta furono messi al corrente del bisogno della vecchia.


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