Genoveffa D'Atri
Genoveffa D'Atri è nata a Ponza nel 1931, in una notte in cui diluviava: è un particolare che ha appreso da un milite addetto alla sorveglianza di un confinato, che si riparò sotto la cabina del cinema Primo e seguì le fasi del parto che stava avvenendo in casa D'Atri, di fronte. La madre di Genoveffa, Adele Manna, è la proprietaria del tabacchino sul corso; sin da bambina Genoveffa, matura e attenta, sta dietro al bancone e dà una mano. Il padre, Silverio D'Atri, è medico a Ventotene e segretario del Fascio a Ponza.
-Genoveffa, ricordi qualche confinato in particolare?
- Indubbiamente. Il duca Camerini passava ogni giorno a comprare sigarette non italiane. Zaniboni chiedeva di tenergli da parte sigari di qualità, che non si acquistavano con la tessera. In segno di riconoscenza ci mandava in regalo delle rape enormi che coltivava nel suo orticello, dietro il Comandante; le consegnava Ciccillo 'u Cecato, marito della sua governante.
-Nel luglio 1943 giunge a Ponza Benito Mussolini. L'operazione -trasferimento da Roma, soggiorno a Ponza- dovrebbe essere coperta da segreto ma si sa come vanno le cose in un paese ... Cosa si sussurrava i quei giorni?
- Le case sulla spiaggia di Santa Maria furono fatte sgomberare immediatamente, in rada ormeggiò una corvetta: si intuiva che era arrivata una persona importante, qualcuno ipotizzava che si trattasse di Mussolini ma non avevamo notizie certe.
Dopo qualche giorno mia madre mi mandò da Michele Mazzella, il marito di Rosa Galano, che aveva uno spaccio a pochi metri dal tabacchino; lì si acquistavano viveri con la tessera annonaria. Mentre aspettavo, entrò Michele Regine e disse a mezzavoce: "Miche', abbiamo avuto la conferma certa: si tratta proprio di Mussolini!". Allora io, tutta emozionata, corsi a dare la notizia a mia madre e ... dimenticai di prendere la sporta della spesa.
- Vedesti Mussolini?
- Sì, una sera. Faceva caldo, era agosto, e tenevamo aperta la porta che dava sul balcone. Eravamo al buio, c'era il coprifuoco. Mia madre raccomandò a noi quattro sorelle di non far rumore e uscì sul balcone per prendere un po' di fresco e per fare due chiacchiere con i vicini, il maestro Vitiello e la moglie. Parlavano sottovoce; d'un tratto, sentirono rumore di passi provenienti dalla Punta Bianca. Come ti ho detto, c'era il coprifuoco. Un gruppo di uomini si avvicinava, con l'andatura lenta di chi passeggia; mia madre e i vicini tacquero, io raggiunsi il balcone. Appena superarono il balcone, si fermarono un attimo e l'uomo al centro volse la testa all'indietro: lo riconoscemmo senza ombra di dubbio. Era proprio Benito Mussolini!
Ponza, 1940: Imelde D'Atri (a destra) e Giuseppina Regine
- Qualche mese più tardi giunsero gli americani.
- Accadde alla fine di gennaio del '44, alla vigilia dello sbarco di Anzio. Improvvisamente il porto si riempì di mezzi anfibi, i cosiddetti zatteroni; i primi approdarono al Mamozio, gli altri si distribuirono in rada, a Frontone, fino a Cala Gaetano. Noi ragazzi del Porto assistevamo allo spettacolo dai nostri balconi, eravamo molto eccitati; poi qualcuno osservò che ci trovavamo in una situazione di grande pericolo. Ogni sera il porto era sorvolato da un aereo tedesco che volava a bassa quota; se avesse fatto fuoco sugli zatteroni, che sicuramente trasportavano munizioni, il porto di Ponza si sarebbe trasformato in un'immensa polveriera. In caso di allarme della contraerea noi del Porto utilizzavamo il rifugio di corso Umberto (la Cisterna della Parata), ma quella sera tutta la zona ci sembrò troppo pericolosa. Mia madre, io e le mie sorelle Giulia, Maria e Anna, raggiungemmo la zona della Carbonaia e trovammo ospitalità dentro una grotta, nei pressi della Cisterna della Dragonara. Quella sera la zona era affollatissima, tutta Ponza si era rifugiata lì. Qualche giorno fa io e mia sorella Giulia abbiamo rievocato un episodio: nel cuore dela notte una vecchia ebbe bisogno di "fare un po' d'acqua": la figlia la accompagnò in un angolo e le raccomandò di non fare rumore perchè vicino c'erano le figliole, cioè le mie sorelle e io. La vecchia brontolò: "Pecchè, 'e figliole non pesciano?" Noi cominciammo a ridere fragorosamente; così, tutti gli ospiti della grotta furono messi al corrente del bisogno della vecchia.
Commenti
Posta un commento