Il discorso del presidente Mattarella


 Il 29 agosto 2021 il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha celebrato l'ottantesimo anniversario della pubblicazione del Manifesto di Ventotene  con un discorso di altissimo profilo.

Il Presidente ha sostato davanti al loculo di Spinelli (1907-1986), nel cimitero di Ventotene; mi piace pensare che Mattarella, i corazzieri, le autorità stessero recando omaggio non all'uomo politico, all'europarlamentare, bensì a un giovane visionario e ribelle che, insieme ai compagni, seppe leggere i fatti storici mentre accadevano, anzi prima ancora che accadessero o fossero noti: nulla sapevano delle atrocità naziste, dell'Olocausto, non potevano prevedere che l'Italia sarebbe stata teatro di una guerra civile, che il bilancio della Seconda Guerra Mondiale sarebbe stato di sessanta milioni di morti.
I giovani confinati a Ventotene intuivano che occorreva superare i nazionalismi.
Il messaggio è quanto mai valido, e Mattarella lo ha attualizzato con parole chiare, scevre da ogni retorica. 
Riporto qualche stralcio del discorso.




L’Europa non può ignorare il fenomeno migratorio senza intervenire, altrimenti ne resterà travolta.
Se ne parla molto, c'è anche un’Agenzia ma non è ancora divenuto materia di politica comunitaria. Ed è singolare. E’ singolare che ciò che si è fatto col Covid non lo si sia ancora fatto per le politiche migratorie. Ci sono carenze, omissioni e tutto questo non è all’altezza delle aspirazioni, del ruolo e della responsabilità dell'Unione. Qui siamo a Ventotene dove tanti sono venuti perché non potevano dire le cose che pensavano.



Molti Paesi sono frenati da preoccupazioni elettorali contingenti, ma così si finisce per affidare il fenomeno agli scafisti e ai trafficanti di esseri umani. E’ come se si abdicasse alla responsabilità di spiegare alle pubbliche opinioni cosa sta accadendo. Ma non è ignorando quel fenomeno che lo si rimuove o lo si cancella. Va governato con senso di responsabilità e bisogna spiegare alle pubbliche opionioni cosa va fatto. Tra 25-30 anni tra Ue e Africa sarà una tale differenza di crescita che se ci sarà una crescita scomposta avremo un’invasione di tutta l’Europa. All’Unione conviene occuparsi di questo problema, che altrimenti tra qualche anno sarà ingovernabile. 



Ma c'è anche un aspetto etico; sono sorpreso dalle posizioni di alcuni politici nell'Ue quando sento loro chiedere rispetto dei diritti umani a paesi lontani ma sono distratti di fronte alle sofferenze dei migranti, che lo sono per fame e persecuzioni; trovo sconcertante che in questi giorni ci sia grande solidarietà nei confronti degli afghani ma restano lì, perché se venissero qui non avrebbero solidarietà. Questo che mettono in pericolo la libertà sono intenzioni senza scadenza, senza tempo, allora espresse con grande fiducia nella libertà con posizioni di assoluta avanguardia. 



Sono lezioni senza scadenza temporale che parlano anche a noi in questo periodo in cui siamo investiti da sfide globali e realtà di distruzione. La difesa della democrazia in quel contesto così difficile è una lezione estremamente attuale. Ci accompagnò allora e ci accompagna adesso nel percorrere strade di integrazione come presidio dei diritti e della libertà. 




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