Historia della Punta Bianca


Antonio Tony Coppa (1952-2022)
















Questa historia ha cominciato a scriverla Antonio Coppa detto Tony ‘i Caramella o Tony Quindici, ha pensato ai punti in cui inserire le foto, ha rimandato la pubblicazione perché, nel frattempo, c’erano cose più urgenti: andare a pesca, ascoltare i Pink Floyd, portare a spasso i nipoti… quel certo documento lo avrebbe cercato domani, quella bella fotografia in bianco e nero sarebbe uscita, prima o poi, noi umani abbiamo davanti l’eternità, rimandiamo, programmiamo, dettiamo scadenze al futuro … così adesso tocca alla moglie Lucia, ai figli Flavio e  Salvatore scavare nella memoria, integrare; è estate, c’è da lavorare, c’è il ristorante da mandare avanti ma Ponza non sente ragioni quando decide che un pezzetto della sua storia deve essere sottratto all’oblio.





a sinistra: puteca di Tore ‘i Caramella, palazzo di Clorinda, puteca di Teresa ‘i Biasiello, puteca di Bafarone. A destra: puteca di Mastu Paolo Laddomada, casa Tagliamonte con Maria che spazza sull’uscio

Oggi la Punta Bianca è la dining room all’aperto di Ponza, colazione da Gildo, frutta da Elena, cena da Silverio o alla Punta Bianca; nel secolo scorso era la classica zona nè carne nè pesce, non più Porto e non ancora Sant’Antonio, un’area senza vista mare incassata tra i palazzi, le luci fioche di pochi negozi senza vetrine: la puteca di ferramenta di Mastu Paolo, i laboratori di fotografia di Teresa ‘i Biasiello e di Bafarone, la cappelletta della Santa Croce, il portone del palazzo di Clorinda, bellissimo ma aperto solo una volta all’anno, per la festa patronale, una cascata di ortensie azzurre sulla scala monumentale. All’epoca la Punta Bianca era un posto di passaggio, due scalinate di collegamento alle Banchine, altre due per salire ai piani superiori (via Corridoio, le zone Scarpellini e Scotti) perchè  le diverse aree del centro storico erano ben separate, secondo criteri di funzionalità, come nella cassettiera di una persona ordinata: la pesca sotto, il commercio nel piano di mezzo, le case sopra. Il turismo ha arrevotato tutto.


La Punta Bianca in un disegno del 1847 di Pasquale Mattei; a destra la cappella della Santa Croce


Nel 1847, quando Pasquale Mattei arriva a Ponza e disegna alcuni scorci dell’isola, palazzo Tagliamonte ancora non c’è. 

Nel 1857 Ferdinando II di Borbone dà l’avvio alla costruzione di alcune opere pubbliche: edifici di rappresentanza e religiosi, strade, fortificazioni. Solo alcune delle opere vengono realizzate; tra queste, palazzo Tagliamonte, ultimato nel 1862; l’edificio ha pianta grosso modo rettangolare, è incassato tra la scaletta che porta a via Corridoio e la scala che va agli Scarpellini, si sviluppa su due piani, al piano superiore una piccola corteglia si apre su via Corridoio. 

Tony Coppa scrive:

Questo fabbricato, della metà dell’Ottocento, si trova presso il corso principale del Porto di Ponza, nella zona conosciuta come ‘A Ponta Ianca (la Punta Bianca). Durante il periodo fascista e fino al 1945 fu sede del Comune di Ponza.



sfilata davanti al Municipio


In questo palazzo, in una stanza al primo piano, si celebrano le nozze dei confinati. Qui Giorgio Amendola sposa la sua Germaine; nell’autobiografia Un’isola scrive:

Venne il giorno della cerimonia, il 10 luglio del 1934. Avevamo scelto come testimoni i due compagni che facevano parte del mio gruppo di partito. Non volli fare una scelta personale, che avrebbe potuto creare gelosie o sottolineare le mie preferenze individuali. Inoltre erano due compagni operai, Sella di Schio e Tominez di Muggia. Avevo tenuto nascosta la data del matrimonio per evitare curiosità. Arrivammo al municipio con le giacche nella borsa, per passare inosservati. Tutto avvenne rapidamente. Scendemmo canticchiando un inno nazionale e ci fermammo a prendere un aperitivo. Il nostro impegno era già stato preso da un pezzo. 


Nel dopoguerra il Municipio cambia sede; qualche anno dopo  Salvatore Coppa, padre di Tony, approda a Palazzo Tagliamonte.


Coppa Salvatore nacque a Ponza nel 1912. Di professione ebanista, imparò il mestiere facendo l’apprendista nella falegnameria in via Corridoio della famiglia Tricoli, dei cui figli Giovanni e Umberto era amico. (dagli appunti di Tony)


Quando al cinema Primo adiacente alla falegnameria si proietta un film, Salvatore siede in prima fila, fa il verso a Minicuccio Voccastorta che, durante l’intervallo, gira tra gli spettatori con la sua sporta e strilla “Chi vo ‘u spasso: nucelline, caramelle”. Salvatore gli fa eco: “Caramelle, caramelle”; dopo un po’ il paese lo battezza Tore Caramella


Nel 1953 Salvatore Coppa comprò un locale in Palazzo Tagliamonte da una certa Vitiello Giuditta residente a Napoli e avviò l’attività di falegname in proprio; ci lavorò dal 1953 al 1961, dopodichè emigrò con la famiglia in America, su invito del fratello Antonio, in quanto il lavoro a Ponza non era sufficiente per portare avanti la famiglia. A New York entrò in una grande fabbrica di mobili dove imparò nuovi metodi di lavoro con macchinari moderni per la lavorazione del legno. Negli anni Sessanta il locale fu dato in fitto al signor Mario Coppa detto Mariettino che avviò l’attività di fruttivendolo (dagli appunti di Tony).



Mario Coppa


Mariettino proveniva dall’isola d’Ischia; a Ponza sbarcò quando aveva solo pochi giorni perché la madre era morta di parto e una donna che faceva la spola tra le due isole gli aveva trovato una balia qui; poi, svezzato, fu riconsegnato alla sua famiglia, a Forio d'Ischia. Tornò a Ponza dopo una ventina d’anni con un bel carico di frutta da vendere, ma trovò ad attenderlo una concorrenza spietata: Concettina ’a fruttaiola, anch’essa ambulante, proveniente da Barano d’Ischia, non ci pensò due volte a denunciarlo ai vigili, che gli appiopparono una multa salata. Senonchè Cupido, nascosto tra le cassette della frutta, scoccò la freccia e…  Mario e Concettina si sposarono, misero al mondo tanti figli e vissero felici e contenti.

Nel 1968 Mariettino trasferì l’attività pochi metri più avanti, in un locale minuscolo dove, sino a pochi anni prima, venivano macellati i capretti; oggi la figlia Elena e i suoi familiari lo curano con amore, tant’è che quell’angoletto è tra i punti più fotografati di Ponza. Con pari amore Elena cura la cappella della Santa Croce.

La cappella della Santa Croce


Nel 1966 Tony torna dagli States, ha quattordici anni; Domenico Musco ricorda:"Il quattordicenne Tony giocava a calcio sulla chiesa insieme agli amici storici: tutti pippe compreso io ma Tony era il più scarso di tutti perchè il pallone lo prendeva sempre con le mani, abituato com'era al basket, e non c'era verso di fargli tirare il pallone con i piedi". Tony è tornato con un bagaglio essenziale ma irrinunciabile: i dischi dei Pink Floyd, le scarpe Timberland, una maglietta da very american boy con stampato un enorme 15, e fa niente se compare qualche buco, la sorella Angelina sa rammendare. “Quindiciiii” lo chiama Temistocle, Quindici lo chiama tutto il paese anche tanti anni dopo, quando Tony siede dietro alla scrivania all’ufficio del Comune. Con quel numero stampato sul manifesto funebre Tony affronta l’ultimo viaggio. 


Tony, in maglietta bianca, con i colleghi dell'ufficio anagrafe

  


Tony di spalle, con una delle sue magliette



Dal 1968 il locale fu usato dal figlio di Salvatore, Tony Coppa, che vi creò un circolo di ritrovo per giovani, il Gewgaw Club (Bagattella Club), dove si trascorrevano i pomeriggi giocando a ping pong, biliardo, dama, scacchi, ascoltando e suonando musica rock (dagli appunti di Tony).


Frequentatori abituali del Bagattella Club: Peppe Coppa (di Adalgiso), Mariano Picicco, Giuseppe Tricoli il Barone, Luciano Farese



Il locale fu anche deposito di reti per il motopeschereccio Pola, di proprietà di parenti. Nel 1972 Salvatore Coppa  tornò da New York, riavviò la falegnameria introducendovi attrezzi moderni e nuove tecniche per la lavorazione del legno. Con la riapertura della falegnameria la musica rock che proveniva dal soppalco e il suono di pialla e sega elettrica al piano terra si mescolarono in una vera musica psichedelica (dagli appunti di Tony).





Tra gli studenti che frequentano il Bagattella Club c’è Lucia Mazzella, di cui Tony si innamora follemente. Nel 1979 si sposano nella chiesa dei santi Silverio e Domitilla. Salvatore Coppa lavorò sino al 1981, anno in cui morì per una grave malattia. Quello stesso anno venne alla luce il primogenito di Tony e Lucia, Salvatore junior. Nel 1983 nacque Flavio. La falegnameria era ormai in disuso, Lucia vi aprì il negozio di abbigliamento la Rada in società con Anna Maggi di Roma. 

La parte esterna del locale fu adibita alla vendita, il soppalco divenne magazzino, le vecchie colonne in pietra furono intonacate, fu inserita una parete in cartongesso che fungeva da divisorio per i camerini e nascondeva la parte interna del locale, profonda, che in passato era stata deposito di legname ed era ancora ingombra di attrezzi di pesca. Era la parte non ristrutturata, abbandonata, inutilizzata … ed è proprio lì che i piccoli fratelli Coppa crearono il loro mondo immaginario, giocando tra le vecchie stanze … tra reti da pesca abbandonate, parabordi sgonfi, pezzi di legno deformi. Passarono lì la loro infanzia e, di nascosto, anche un po’ di adolescenza. Poi iniziarono a lavorare e si buttarono a capofitto nella ristorazione… Hanno fatto tanta gavetta, il lavoro sporco, quello duro dei semplici dipendenti, poi sono arrivati i successi, le responsabilità e anche le mortificazioni che fanno parte del mondo del lavoro. Questa è stata la loro migliore scuola, di vita e di Ristorazione.” (dagli appunti di Tony)


Flavio e Salvatore Coppa


Ristorante Punta Bianca





















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