Ernesto Prudente (1928-2012) scrive:
La mia via del Canalone era tutt'altra cosa. Il tratto pedonabile era di molto inferiore al metro di larghezza ed era fatto con basoli, due piccoli basoli uno a fianco dell'altro per tutta la sua lunghezza. Due persone affiancate non potevano camminare e quando ci si incontrava con qualcuno che avanzava in senso opposto uno dei due era costretto a scendere nel fossato per consentire all'altro di proseguire. Durante il periodo fascista si era soliti assistere a scene disgustose. Se fra due individui che avanzavano in senso opposto uno era una camicia nera, si sentiva la sua voce imperiosa che imponeva all'altro di scendere nel canale per dargli libero passaggio: "Togliti, fammi passare!" Capitava con tutti: bambini, vecchi, donne. Ricordo ancora la racomandazione della mamma e delle zie: "Quanne ncuntre 'u fasciste ncoppe 'u Canalone, scinne sempe dint'u canale." Anche i confinati, in caso di incontro, scendevano nel fossato, con le spalle al milite che passava, e ciò per evitare processi. Uno scontro con un milite, anche per cose futili, comportava una denuncia penale. Via del Canalone segnava anche il limite di confine verso l'alto per i confinati e in tutta la sua lunghezza vi erano cinque garitte, ognuna occupata da un milite di sentinella. La Dragonara e via del Canalone, dalla mattina alla sera, erano sempre gremite di confinati. Vi erano cinque mense e il prato del "campo della miseria" dove i confinati si radunavano, prima e dopo il pranzo, per prendere il sole e per discutere dei loro problemi.
Giovanni Conte, cugino di Ernesto, abita alla fine di via Canalone. Nell'autunno del 2011 sono alle prese con la biografia del duca Camerini; lo vedo da lontano, lo rincorro, lo raggiungo mentre varca il cancello di casa, in mano ha la busta della spesa.
Giovanni Conte è nato nel 1929; è stato il segretario della scuola di Ponza, è in pensione da parecchi anni ma il paese continua a chiamarlo "maestro Giannino".
"Maestro, avete conosciuto il duca Camerini?", chiedo.
Il maestro Giannino riflette a lungo, poi scuote la testa.
"Camerini è stato confinato a Ponza per un anno, dall'autunno del 1942, abitava nella casa di Adalgiso Coppa, a due passi da qui", aggiungo.
"Mi dispiace, non l'ho conosciuto".
Di fronte alla mia aria delusa, il mestro Giannino tira fuori un ricordo ... e che ricordo! Parla con la semplicità e la gentilezza che gli sono solite, senza dare enfasi al racconto.
"Nell'estate del 1943 avevo quattordici anni; appassionato di radio, avevo ricevuto in regalo un apparecchio a galena. Alla fine di luglio due carabinieri bussarono alla porta, mi ordinarono di trascrivere i bollettini di guerra; sarebbero passati ogni sera a ritirarli. I carabineri erano addetti alla sorveglianza di Mussolini che, dopo la caduta del fascismo, era stato condotto a Ponza e si trovava in una casa sulla spiaggia di Santa Maria. Trascrivevo i bollettini, mi pareva così strano che Mussolini, sino a pochi giorni prima tanto potente, adesso dipendesse dalle informazioni che gli passavo io, un ragazzo di quattordici anni..."
Ho raccolto la testimonianza nell'autunno del 2011; il maestro Giannino è morto pochi mesi dopo, a giugno del 2012.
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