Quanno fernesce 'a guerra?- Chicchino


Chicchino fotografato da Mariano Picicco- Le foto sono tratte dal blog FRAMMENTI DI PONZA
 

Quanno fernesce 'a guerra?
E' il titolo di una piece teatrale ed è la domanda, l'invocazione che viene pronunciata ripetutamente dai personaggi sulla scena. Ovviamente non ricevono risposta.



Per Francesco Spigno detto CHICCHINO la guerra non ebbe mai fine.
Una cinquantina d'anni fa era solito percorrere ad ampie falcate il corso Pisacane  in maglia "della salute" di lana, una bisaccia sulle spalle, i capelli bianchi al vento, il pacco dei giornali da consegnare al giornalaio Biagino Rispoli. Si fermava alla puteca di Silviuccia 'a pustera, faceva un po' di spesa e saliva verso casa, agli Scotti di Basso. Rimproverava bonariamente Filomena Schiano: "Filome', per colpa tua è venuto il maltempo. Ogni volta che stendi quell'asciugamani azzurro, si scatena la tempesta".
Generalmente Chicchino era tranquillo, solitario; ogni tanto, però, nella sua testa si scatenava la tempesta. Allora levava un braccio in alto e faceva roteare velocemente la bisaccia, correva verso la piazza, sostava davanti al monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale,  urlava "Io sono decorato", "E' un macello" e, proteggendosi  le orecchie con le mani: " I rrecchie, i rrecchie!". 
Chicchino, figlio di un marinaio della Regia Marina di Le Forna, era stato soldato durante la Seconda Guerra Mondiale.  Bombe erano scoppiate quasi sotto i suoi piedi, schegge avevano sfiorato le orecchie, l'orrore della guerra aveva trafitto la testa, si era impresso nei grandi occhi chiari e non li aveva più abbandonati. 

I medici del paese forniscono notizie importanti.
Biagio Vitiello ricorda che la bella e grande cycas antistante il monumento ai Caduti fu vittima del furore di Chicchino.
Isidoro Feola aggiunge che Chicchino sopravvisse a due affondamenti di sommergibili, poi fu mandato dal regime a combattere in Spagna in sostegno dei franchisti, da cui il grido di "Arriba Espana" che accompagnava le sue esternazioni. Non andò meglio al fratello Salvatore che prese parte alla Resistenza e fu fucilato dai nazifascisti.



Per Chicchino la guerra non finì nel 1943, le bombe continuarono ad esplodergli dentro sino al suo ultimo giorno.

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