CHIAIA DI LUNA E I GALANO: letture

 



Camilla Ravera- I confinati alloggiavano in vecchi cameroni. A qualcuno era permesso affittarsi una camera, nei limiti, assai ristretti, dello spazio di confino. Tutte le confinate alloggiavano in camere d’affitto. Io, dopo una breve permanenza nell’alloggio della compagna Maria Baroncini, mi sistemai in una stanza a cui si arrivava con una breve scaletta esterna, di pietra, e che aveva a lato una terrazza affacciata su piccoli orti (…) Accanto a me abitava Terracini. Dalle nostre terrazze vicine, senza vederci, potevamo salutarci e scambiarci reciproche notizie. A breve distanza era alloggiato Pertini: anche lui disponeva di una terrazza, e ne aveva fatto un giardino, coltivandovi con cura amorosa, in bei vasi di coccio, molte pianticelle fiorite. Me ne regalò subito alcune, con le quali anch’io, come Terracini, avviai il mio giardinetto sulla terrazza. Fra Pertini e Terracini nacque, in quel campo, una vera gara.

Arrivo a quella stanza salendo la breve scaletta scavata nella roccia su cui la stanza poggiava. Qualche scalino più in alto c’erano i servizi igienici, semplificati al massimo, ma decenti. La stanza, poi, e questa era per me la sua maggiore attrattiva, aveva la terrazzina aperta sulla campagna intorno: povera di verde, con scarsi alberelli nani in quel suolo di pietra, ma pur sempre attraente e interessante a guardarsi, soprattutto quando alla mente risaliva l’immagine dell’alto finestrino rigato dalla duplice inferriata della cella di Perugia. Su quella terrazza i vasi di fiori, per le mie cure amorose, erano a poco a poco cresciuti di numero, varietà e bellezza.

Le “conversazioni di studio”, a due o tre confinati, avvenivano passeggiando nei brevi percorsi nei limiti del confino, o seduti sul “prato della miseria”, così detto perché del tutto spoglio d’erba, apparentemente intenti al gioco della dama o degli scacchi.


Camilla Ravera -Abbiamo avuto alcuni giorni di violenta bufera: questa è la stagione del maggior vento. Ma oggi è una splendida giornata! E io me ne sto al sole sulla mia terrazzina, (che)  sembra ora un giardinetto; vi ho molte piante; garofani, gerani, violacciocche, calle, rose, capelvenere; e un limone; e delle piante grasse che fanno dei fiori straordinariamente belli e strani; e un’agave. Mi fan compagnia, insieme a una gattina che ha incominciato a farmi qualche visitina, e poi a poco a poco è diventata di casa e s’è fatta molto bella, lucida e graziosa. Così la mia casa solitaria s’è un po’ più animata. E in queste piccole cose cerco di distrarre un poco i pensieri, quando troppo si fissano su cose non liete! Qualche volta mi abbandono anch’io ai progetti per quando verrete e mi pare già di aspettarvi! Così se ne vanno le giornate, i mesi, e ahimè gli anni!






Otello Terzani- Il partito ci buttò gli uni contro gli altri, i fautori della “svolta” contro i vecchi compagni! E così la vita per noi diventava un inferno, la lotta era su due fronti. Per noi c’era l’arbitrio fascista e l’arbitrio comunista.  Un giorno fui chiamato a colloquio dal Giovetti, il Budda. Quest’onore non lo faceva mica a me solo, s’intende. Cominciò a tirar fuori tutto il mio curriculum politico. Parlava tutto ampolloso. Poi disse: “A Lipari eri contro di noi e ora anche a Ponza ti opponi alla nostra organizzazione. E’ ora di decidere”. Io non rispondevo. Mi mise davanti un documento: “La firma di Ercoli la riconosci, no? La firma di Togliatti è la firma di Stalin!” Io stavo sempre zitto. “Allora sei contro il Partito, contro l’Internazionale, contro la Rivoluzione!” A Ponza avevamo formato un gruppo artistico, un gruppo d’amatori d’arte, via… ma abbastanza numeroso. Chi dipingeva, chi modellava la creta, chi s’era specializzato a fare calchi col gesso… perfino un decoratore c’era. Ma quello lo faceva di mestiere, Chiaravalli si chiamava. Tu avessi visto che cosa fece nella mia casina… quelle rustiche pareti non si riconoscevano più… capitelli cornici colonnine…”.


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