E' il 24 luglio 1943, una mattina assolata. D'improvviso si nota un movimento insolito al Porto di Ponza, i semaforisti del Monte Guardia tornano di corsa in sede.
Genoveffa D'Atri, dodicenne, è al balcone con la madre e le tre sorelle.
Si diffonde la voce che il piroscafo Santa Lucia, partito da Ponza un paio d'ore prima, è stato silurato nei pressi di Ventotene; solo cinque passeggeri si sono salvati. Michele Regine è affacciato al muretto, sotto al balcone di casa D'Atri; gestisce la biglietteria della Span, assicura di aver staccato una sessantina di biglietti quindi, tenuto conto dell'equipaggio, dovrebbero esserci almeno settanta vittime.
Anche il medico Silverio D'Atri, padre delle bambine affacciate al balcone, sarebbe dovuto essere sul Santa Lucia ma ha anticipato la partenza di qualche giorno. Il dottore D'Atri è in servizio a Ventotene, dove ricopre anche l'incarico di medico della milizia; ha un rapporto cordiale con il comandante della milizia, che spesso lo ospita a pranzo. Alcuni giorni fa il dottore D'Atri ha chiesto qualche giorno di ferie per poter tornare a Ponza e festeggiare il compleanno di Anna, l'ultimogenita; il comandante l'ha presa male, alla fine ha concesso la licenza ma il tono era freddo, ben diverso da quello solito. Il dottore D'Atri, dispiaciuto, è partito per Ponza ma ha anticipato il ritorno a Ventotene.
A un balcone vicino è affacciata Civitella Piro. Tira un sospiro di sollievo: questa mattina sarebbe dovuto partire suo figlio Silverio ma evidentemente ha fatto tardi. Silverio è imbarcato sulla Elisabetta dei fratelli Andreozzi, ora in cantiere a Gaeta; il giovane ha chiesto qualche giorno di licenza per poter tornare a Ponza e riabbracciare moglie e figli, l'ultimo dei quali è neonato. Prima di raggiungere la sua famiglia a Giancos, Silverio si è fermato a salutare la madre e le ha lasciato una sacca di panni da lavare. Sarebbe dovuto passare questa mattina a riprenderla prima di imbarcarsi. Civitella commenta: "Veruccio deve essersi svegliato tardi tant'è che non è passato a ritirare la sacca, quindi non è partito".
Nel porto vecchio di Ventotene c'era uno zatterone tedesco che stava portando viveri ai militari di stanza sull'isola; può darsi che gli inglesi intendessero colpirlo e, per errore, presero il Santa Lucia.
"Eravamo in guerra", fu la risposta degli inglesi ai quali fu chiesto conto dell'azione.
Scrivo di quanno fernesce una guerra che non ho vissuto perchè penso che la Guerra non finisce mai, semplicemente trasloca. Condivido ogni sillaba pronunciata dall'Arcivescovo di Napoli: la guerra non scoppia ma si produce, si finanzia, si premia. Per cercare di capire quel che accade oggi in Ucraina, a Gaza, uso Ponza come se fosse una lente. Le vittime del Santa Lucia sono un'inezia rispetto ai settanta milioni di morti della Seconda Guerra; sono una tragedia nella storia di una piccola comunità, di un figlio, di una madre.

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