Amadeo Bordiga nacque ad Ercolano il 13 giugno 1889 da una famiglia di stimati matematici e professori universitari. Conseguì la laurea in ingegneria edile nel 1912. Già al liceo era stato introdotto al marxismo dal suo insegnante di fisica. Nell’aprile del 1912 fondò il gruppo dei “dissidenti”, successivamente entrò a far parte, come dirigente, del Circolo Karl Marx, che si prefiggeva di combattere le tendenze riformistiche della sezione napoletana del Partito Socialista Italiano. Condusse diverse campagne antimilitariste fra il 1914 e 1915, anno in cui venne chiamato alle armi ma dichiarato inabile a causa della sua miopia. L'entusiasmo provocato dalla Rivoluzione d'Ottobre del 1917 lo indusse ad aderire al movimento comunista internazionale.
Nel giugno 1918 sposò Ortensia De Meo, militante socialista e, nel dicembre del medesimo anno, cominciò a scrivere per il periodico Il Soviet, di cui poi divenne direttore; sulle pagine de Il Soviet manifestò il rifiuto per l’approccio pedagogico alla politica e l’ostilità per la democrazia rappresentativa.
Nel 1920 iniziò la sua collaborazione redazionale a Il Comunista: molti articoli preannunciavano la scissione dal PSI; alla discussione parteciparono anche Gramsci e Terracini.
Nel 1921 Amadeo Bordiga uscì dal Partito Socialista e fondò il Partito dei Comunisti d'Italia.
Nel 1922 venne arrestato con l’accusa di complottare contro il regime fascista; fu condannato al confino politico, prima ad Ustica (1926-28), poi a Ponza (1928-29).
Durante il periodo di confino a Ponza, Bordiga esercitò attivamente la professione di ingegnere; introdusse l'uso delle putrelle nella costruzione dei solai, in sostituzione delle tradizionali volte a cupola. In una lettera spedita all'impresario edile ponzese Martinelli lamentò il mancato pagamento di alcune parcelle.
Negli anni trascorsi ad Ustica Bordiga aveva avviato insieme a Gramsci una scuola di partito per confinati; a Ponza proseguì l'attività di insegnamento, impartendo lezioni di materie scientifiche ai confinati.
Nel 1930 Bordiga fu espulso dal Partito Comunista con l’accusa di attività frazionistica “trotzkista”.
Abbandonò l’attività politica dedicandosi però alla stesura di articoli e saggi.
Morì a Formia nel 1970.
BIBLIOGRAFIA
Archivio Centrale di Stato-Casellario Politico Centrale- Busta 747
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