Luigi Vittorio nasce a Napoli il 21 giugno 1910.
Nel 1927 è arrestato per la prima volta perchè sorpreso a scrivere su un muro "Viva Sacco e Vanzetti, abbasso Mussolini"; Gino Vittorio ha diciassette anni, è studente, è già noto in questura per aver partecipato a numerose manifestazioni, per aver subito fermi e perquisizioni; nel 1924 la questura di Napoli ha registrato la sua partecipazione a una manifestazione antifascista.
Nel 1927 subisce la prima condanna a sei mesi di detenzione e alla multa di 400 lire per "offese al primo ministro".
Nel 1933 è ammonito e poi condannato a cinque anni di confino a Ponza; arriva il 20 dicembre, alloggia nei Cameroni.
i Cameroni
In un rapporto del gennaio 1934 si legge che ha contegno sprezzante verso le autorità, ma anche con qualche compagno di partito i rapporti non sono sereni: viene alle mani con Giorgio Amendola.
Nel 1936 inoltra domanda di grazia; il Partito consiglia di chiedere la grazia perchè un militante libero- per quanto schedato e controllato- è più utile alla causa. Nello stesso anno Gino sposa Civita Migliaccio, ponzese; avranno due figli. Comincia a svolgere l'attività di odontotecnico.
In una lunga lettera depositata all'Archivio Centrale di Stato di Roma, Gino Vittorio lamenta che la censura ha bloccato l'invio di un suo carme e si dichiara totalmente dedito agli affetti familiari: "io ormai non vivo che per le poche Creature che mi stanno intorno, che mi confortano della loro affettuosa e delicata pietà" e il componimento poetico censurato "fotografa lo stato affettivo dell'animo mio, alieno ormai da ogni influenza comunque attinente alla politica, nel senso volgarmente inteso".
Quanto sia sincero il ravvedimento è dimostrato dalla successiva, attiva partecipazione alle Quattro Giornate di Napoli nel settembre 1943; la moglie e i figli sono tornati a Ponza, Gino è in prima linea.
"Gino Vittorio è come pazzo, si sporge fuori dal vicolo sparando alla cieca contro le mitragliatrici della caserma Garibaldi, contro tutto e tutti (...). Guardo Gino: ha il volto rasserenato, è contento. Povero Gino, aveva un cuore da leone" rievoca Salvatore Cacciapuoti, altro protagonista dell'insurrezione popolare contro i tedeschi.
Gino Vittorio partecipa attivamente anche alla difesa della federazione comunista di Napoli, presa d'assalto dai monarchici (giugno 1946): issato in cima a una scala, armato di mitra, tiene a bada un gruppo di assalitori.
BIBLIOGRAFIA
Archivio Centrale di Stato-Casellario Politico Centrale- Busta 5456
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