TESTIMONI: MARIA AMELIA CUONO

 






Maria Amelia Cuono è una signora minuta e gentilissima, che racconta con piacere e non esita a scavare alla ricerca di fotografie e testimonianze. 
Arrivo, come al solito, senza aver concordato un appuntamento e, come al solito, mi va bene.

Maria Amelia Cuono è la sorella di Vinicia, la bambina il cui nome ricorre nelle lettere del duca Luigi Silvestro Camerini. Vinicia è morta da molti anni; ha lasciato una figlia a cui Amelia è molto legata.

-Amelia, parliamo di Vinicia?
- Volentieri. Mia sorella era più grande di me, era bravissima e intelligentissima, doveva assolutamente proseguire gli studi ma, qui a Ponza, c'erano solo le elementari. Mio padre era emigrato in America, mia madre viveva con i genitori, eravamo in guerra, non avevamo contatti con nessuno in terraferma. Far proseguire gli studi a Vinicia sembrava un'impresa impossibile.

- Come veniste in contatto con Camerini?
- Sinceramente non so dirti. Però, una volta stabilito il contatto, il duca si prodigò in tutti i modi.
Trovò, tramite suoi parenti, un ottimo collegio a Roma e lì Vinicia studiò.

-Il duca pagava la retta del collegio?
-No, il duca non sostenne alcuna spesa, la mia famiglia era in grado di provvedere ma, come ti ho detto, non sapevamo a chi rivolgerci, non sapevamo dove mandare una bambina di dieci anni. Quando una cugina del duca trovò un collegio che faceva al nostro caso, mia madre preparò con grande entusiasmo un corredo da dodici.

-In che modo  Lucilla, cugina del duca, si occupò di Amelia?
-Ogni domenica la prelevava e la ospitava a pranzo. C'era anche la nonna del duca, completamente sorda, che si serviva di un altoparlante a forma di imbuto. Quando Vinicia tornava a Ponza giocavamo a imitare la nonna del duca, urlando in un imbuto. 

-Hai conosciuto il duca?
-Certamente, mia madre e i nonni spesso mi mandavano a casa sua con un cesto di fichi e uva. Gli erano immensamente grati; io andavo con piacere perchè la sua governante, Tina, preparava un'ottima torta con la crema di riso. Mi sedevo incantata sotto al gazebo che il duca aveva costruito: era il primo che vedevo. 

In una lettera a Lucilla, il duca informa che Vinicia gli ha portato dell'ottimo vino.

Nell'anno che trascorse a Ponza, il duca intrattenne una fitta corrispondenza con la cugina Lucilla, ovviamente dopo che entrambi ebbero ricevuto l'autorizzazione.
Ho ricevuto copia delle lettere dal figlio del duca, Fulceri.
Dalla lettera conservata all'Archivio Centrale si evince che fu Zanoboni a segnalare al duca il caso di Vinicia. Il duca incaricò Lucilla di cercare un collegio e di essere punto di riferimento per la bambina.
Edda Rafaniello Bosso, di madre ponzese, era amica di Vinicia; ricorda che la bambina aveva un sandolino bianco con cui la raggiungeva, pagaiando vigorosamente dalla Caletta a Santa Maria. Ricorda anche che spesso i suoi genitori, partendo da Ponza, ricevevano un pacco dalla madre di Vinicia e, giunti a Roma, lo consegnavano in collegio.

Zaniboni scrive a Camerini riguardo a Vinicia (Archivio Centrale di Stato)

Il 13 novembre 1942 il duca scrive:

Lucile, mia cara
Grazie, grazie di cuore per il tuo resoconto veniciano. 
Comprendo benissimo gli scrupoli delle suore. Mi sono consigliato con Castelrosso (Zaniboni), altro protettore della piccola e domani ti farò un telegramma pregandoti di concludere addirittura con un altro istituto o collegio (spero indicartene il nome) dal quale farai direttamente avvertire la famiglia Cuono, che la bambina può presentarsi. Pronta com'era ad andare al Nazareth immagino che lo sarà anche per un collegio più modesto. M'ero lusingato per via di quella tale combinazione. Ora che resterà senza appoggio nè amicizie (l'avevo raccomandata a Pat) potrai de temps en temps occupartene tu, forse. Ma temo di chiederti troppo.


(Testimonianza raccolta nel 2010)





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