TESTIMONI: le LUCIE

Lucia Tricoli (morta a marzo 2021)

Incontro Lucia Migliaccio Greca e Lucia Tricoli a casa della prima; mi ha indirizzata Genoveffa D’Atri che sa delle mie ricerche e le guida.
“Devi andare a parlare con Lucia ‘i Milazz”, dice.
“Genove’, ma non la conosco”, ribatto, sperando che mi presenti con una telefonata. “Abita a Chiaia di Luna. Va’, presentati, di’ a chi appartieni e chiedile quello che vuoi sapere”, taglia corto.
Eseguo: arrivo alla casa, busso, saluto, dico “a chi appartengo” e cosa voglio.
Lucia Tricoli è bella, luminosa; sorride accogliente: “Ah, sì, quante volte ho tenuto in braccio tua zia Giuseppina”, ricorda. Il ghiaccio è rotto. 


Lucia Tricoli è così bella che mi viene spontaneo chiederle chi era il confinato più affascinante, più elegante.

- Era una donna. Viveva nella casa sul corso in cui adesso c’è l’agenzia di Gino Scotti. La ricordo dietro ai vetri, leggeva; aveva un’aria triste. Usciva sempre con veletta nera e collo di volpe argentata e, anche quando sedeva dietro ai vetri, aveva la volpe al collo. Era stata l’amante di un uomo importante".

Da ragazza, Lucia Tricoli lavorò come cassiera nel cinema Primo di via Corridoio, di cui suo padre era proprietario.-L
ucia, i confinati frequentavano il cinema?

- Stai scherzando? Non gli era permesso.
La carta di permanenza che ogni confinato riceveva ed era tenuto a portare sempre con sè conteneva divieti e prescrizioni; al punto sette è scritto: "Non frequentare postriboli, osterie e altri pubblici esercizi; non frequentare pubbliche riunioni e non assistere a spettacoli e trattenimenti pubblici."
Il cinema Primo fu poi rilevato da Michele Regine, che fece richiesta di poter accogliere anche i confinati; il documento è conservato all'Archivio di Stato di Latina. Ovviamente la richiesta fu respinta.


La casa di Lucia Migliaccio è un salotto: le amiche e le vicine passano, si affacciano, entrano per un saluto. Entra Giuseppina Mazzella, la fidanzata di Pertini.
-Quando ci fidanzammo, io avevo diciotto anni- racconta.
-E lui, quanti anni aveva?-
-Eh, che ne so? Era più grande ma mica gli facevo certe domande, io!-


Lucia Migliaccio Greca (morta nel 2015)

Lucia Migliaccio ricorda bene il duca Camerini che alloggiò a pochi metri da qui.
-Mia madre aveva una bottega. Lui si fermava a comprare le uova fresche. La prima volta volle sapere dove tenessimo le galline, forse non si fidava. Io scostai la tenda, gli mostrai la grotta: "Ecco, le teniamo qui", risposi.

-Negli anni 1942-43 non c'erano più le mense dei confinati. Il duca dove mangiava?
- Appena arrivato prese in affitto una casa qui vicino, sulla Dragonara. La proprietaria gli preparava da mangiare; un giorno il duca, da buon veneto, stanco di mangiare pasta tutti i giorni, le chiese se potesse preparare un'insalata di riso. E chi aveva mai sentito parlare di insalata di riso, dalle nostre parti? Lui spiegò  la preparazione per filo e per segno, concluse: "Poi metta tutto in ghiacciaia." Ovviamente in casa non c'era una ghiacciaia; allora la donna fece come si fa con i cocomeri: mise il piatto in un secchio e lo calò nella cisterna. Dopo qualche mese il duca fu raggiunto dalla sua cuoca.

-Il duca frequentava Bruna, la figlia di Tito Zaniboni, altro confinato.
- Sì, li vedevo spesso insieme, passeggiavano, andavano a fare i bagni a Chiaia di Luna; nell'estate del '43, dopo la caduta del fascismo, lui era oramai un cittadino libero.

-Stavano insieme?
-E che ne so? I confinati stavano sempre tra di loro, non frequentavano i ponzesi. Noi avevamo paura di avere a che fare con loro, i fascisti ci avrebbero preso di mira. E loro, perché avrebbero dovuto parlare con noi? Di cosa avremmo parlato? La maggior parte di noi non sapeva dire due parole in italiano, saltavamo dal lei al voi al tu ... che tipo di conversazione ci sarebbe potuta essere, tra noi?
(Testimonianza raccolta nel 2010)

Commenti