TITO ZANIBONI




Tito Zaniboni nacque a Monzambano nel 1883.
Giovanissimo, emigrò negli Stati Uniti; al ritorno aderì a Partito Socialista, fu segretario della Federazione delle Cooperative Mantovane. Partecipò alla Prima Guerra Mondiale come alpino, fu insgnito di medaglie al valore e, al termine, fu congedato con il grado di tenente colonnello.
Dopo la guerra sostenne il patto di pacificazione tra socialisti e fascisti, simpatizzò per l'impresa fiumana di D'Annunzio, fu eletto alla Camera nelle file del PSI. L'attentato a Giacomo Matteotti provocò una riflessione radicale; nel 1925 organizzò un attentato contro Mussolini: dalla finestra di un albergo avrebbe dovuto sparare al duce, affacciato a Palazzo Chigi. L'attentato fallì per la soffiata di un informatore, Zaniboni fu processato e condannato per alto tradimento a venticinque anni di carcere. Dopo quindici anni di carcere la pena residua fu commutata in confino; Zaniboni giunse a Ponza nel 1942, si stabilì in una casa alle spalle dell'attuale municipio, assunse come governante una donna di Ponza, Lucia Pagano. Ormai stanco, trascorreva le giornate curando l'orto e componendo versi.
Strinse amicizia con il duca Camerini, confinato; insieme si occuparono della prosecuzione degli studi di una bambina ponzese, Vinicia Nelle lettere di Camerini, Zaniboni è chiamato scherzosamente Castelrosso. Nel luglio del '43, alla cauta del fascismo, Zaniboni e Camerini, ormai liberi, rifiutarono di partire; sull'isola si trovava anche la figlia di Zaniboni, Bruna, farmacista. I collegamenti tra l'isola e la terraferma erano divenuti precari dopo l'affondamento del piroscafo di linea; a settembre Zaniboni fu nominato dagli inglesi governatore dell'isola, carica che ricoprì per pochi giorni.
Nel 1944 fu nominato da Badoglio "Alto Commissario per l'epurazione nazionale dal fascismo"; la nomina sollevò polemiche.
Morì a Roma nel 1960.

La porta della stanza di Zaniboni; lo spioncino era obbligatorio, consentiva ai militi di controllare.
La porta si trova nello studio del dottor Isidoro Feola.



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