Di lupi, di bestie e di altri animali










 Vito Vitiello nasce a Le Forna; trascorre il primo anno a Procida alla pensione Eldorado e ne conserva un ricordo vivido:

- Un posto immenso, pieno di limoni e di mandarini, un odore particolare che si diffondeva nell’aria, non avevo mai visto tanta bellezza, rimasi incantato. Ricordo i lunghi viali e la fontana con i pesci rossi, tre voliere in cui svolazzavano pappagalli, merli, cardellini. Feci amicizia con ragazzi che non avevo mai visto prima anche se erano miei compaesani: Aniello e Gennaro “le bestie”, Moscone Vitiello, Antonio Sogliuzzo, Ormisda Scarogni. Divenni amico di Umberto Matrone, ventotenese.


Vito "Lupo" Vitiello, Silverio Sabatino, Antonio Sogliuzzo, Generoso D'Ambrosio


Beniamino Mazzella aggiunge:
-Anch’io dovetti aspettare di andare a Procida per conoscere i ragazzi del mio paese. A Ponza non uscivo mai di casa, non conoscevo nessuno.

A Procida, Vito Vitiello viene battezzato  ‘u Lupo. Ricorda:

- Passeggiando per i viali dell’Eldorado feci la conoscenza di Aniello; sostava davanti alle voliere, guardava incantato i pappagalli, mi disse che gli piacevano tanto, che desiderava averne una coppia perciò, ogni volta che tornava da Ponza, portava in dono al professor Arcangelo una coppia di uccelli da gabbia. Era certo che, prima o poi, il professore Arcangelo avrebbe ricambiato il dono.

Il professore, però, non comprese il messaggio.


Vito prosegue: - Un giorno Aniello, di ritorno da Ponza, venne nella mia stanza: “ Lupo, Lupo, svegliati!”. Aveva in mano una scatola di scarpe, io la presi, uscimmo in giardino. Lui si avvicinò a una voliera, rapidamente fece un foro nella rete, estrasse dalla scatola una Averla a testa rossa, insomma: un crasteco, uccello aggressivo e feroce. Aniello prese dalla scatola un’altra averla, la inserì nella voliera, richiuse il foro, andammo a dormire. In realtà fu un sonno molto leggero, temevo che ci avrebbero scoperti. Al mattino presto, infatti, suonò una campana: era l’allarme. Ci precipitammo in giardino: il professore era furioso, tutti gli uccelli erano a terra, morti, con un buco in testa. Il professore indagava, noi andammo a scuola; al ritorno non trovammo traccia del massacro, Ugo aveva ripulito tutto, anche le averle assassine erano sparite. Sotto le foglie, però, qualcosa si mosse: un pettirosso, unico scampato alla strage. 

‘U Lupo osservò l’uccellino indifeso, pensò alle sue centocinquanta trappole che, a Ponza,  attendevano di essere apparate. 

Dopo Procida, Vito ha fatto il servizio militare sulla fregata Luigi Rizzo, poi ha navigato in marina mercantile, su petroliere e portacontainer; oggi si gode la pensione. Riflettendo sull'immagine del pettirosso, dice: -Il mio modo di vivere e di pensare cominciava a cambiare.



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