Josip Dolenc
Si chiamava Giuseppe Dolenc, per gli amici Pepi. Comunista convinto e, per un tragico destino, vittima degli stessi comunisti.
Nato nel 1910 a Opicina, un paese del Carso triestino a pochi minuti da Trieste, fu confinato sull’isola di Ponza dal 1936 al 1940. La condanna arrivò in seguito alla sua partecipazione, la notte di Natale del 1935, alla distribuzione capillare di libri per bambini in lingua slovena e di vestiario alle famiglie più bisognose nei dintorni di Trieste. All’epoca del fascismo, distribuire materiale in una lingua diversa dall’italiano era considerato un atto sovversivo. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale, Dolenc si trovava nel Mar Rosso, a bordo della nave mercantile Monte Piana, al largo dello Yemen. L’imbarcazione fu fermata dagli inglesi e l’equipaggio internato in India. Dolenc, dichiaratamente antifascista, fu successivamente trasferito in Egitto, dove venivano formati i volontari sloveni disposti a combattere in Jugoslavia al fianco delle forze antifasciste.
Nel 1944 fu paracadutato nei territori jugoslavi come interprete per la missione britannica al fianco dei partigiani di Tito. All’interno del comando partigiano operavano infatti diverse missioni alleate, sia sovietiche che occidentali, a sostegno di Tito, che proprio nel 1944, a Napoli, aveva ottenuto il sostegno ufficiale di Winston Churchill.
Dolenc accettò con entusiasmo il ruolo tra i partigiani, anche se rimase deluso per non aver potuto partecipare alle battaglie per la liberazione di Trieste, la sua città, tra aprile e maggio del 1945. In quegli anni, infatti, tra i vertici dell’esercito jugoslavo si diffuse una crescente diffidenza verso coloro che avevano avuto legami con i britannici, in un clima che già preludeva alla Guerra Fredda. Dolenc fu quindi gradualmente emarginato.
Nonostante ciò, decise di restare in Jugoslavia. Comunista convinto, desiderava contribuire alla costruzione del nuovo Stato socialista. Tuttavia, nel dicembre del 1945 fu arrestato a Lubiana e da allora di lui si persero le tracce. Con ogni probabilità fu ucciso dall’OZNA, la polizia segreta di Tito, responsabile dell’eliminazione sommaria di numerosi oppositori, e che in molti casi, come il suo, commise tragici errori.
Insieme a Dolenc, anche altri sloveni sospettati di essere troppo vicini agli inglesi furono giustiziati. Solo negli anni Novanta, la loro innocenza è stata ufficialmente riconosciuta e a loro è stata conferita la massima onorificenza slovena, accompagnata dalle scuse postume dell’Associazione dei combattenti per la libertà, l’equivalente sloveno dell’ANPI.
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