La legge della maniglia

 


Nella primavera del 1935 si respira aria pesante negli uffici della Pubblica Sicurezza di Ponza; seguite Polina Ambrosino, vi indicherà i luoghi.

A maggio 1935 Francesco Coviello, Commissario  di Pubblica Sicurezza, indirizza al Questore di Littoria una lunga e dettagliata relazione:

Da tempo quest’ufficio aveva dovuto constatare più di una volta come i confinati di questa Colonia, malgrado la rigorosa attiva vigilanza esercitata, riuscissero ugualmente a mantenersi in collegamento con ex confinati e sovversivi in genere del continente, per scopi di natura politica.
Seguono sei pagine nelle quali è evidente la preoccupazione di fugare il sospetto di inefficienza o di inerzia, una sorta di excusatio non petita; in casi del genere, per salvare la poltrona e la stima dei superiori, per dar prova di efficienza, è essenziale esibire immediatamente uno o più colpevoli, non perdersi in indagini lunghe e dall’esito incerto; infatti la relazione si conclude con la richiesta di infliggere cinque provvedimenti di ammonizione. Amerigo Bosso è uno degli ammoniti; perde il posto di lavoro, riesce a dimostrare che non vi sono prove a suo carico perchè nessuna indagine è stata condotta ma oramai il danno è fatto, non viene reintegrato.
Altra ammonita è Egidia Picicco; anche per lei nessuna indagine e nessuna prova bensì la costruzione di una narrazione, lo sviluppo di deduzioni e di insinuazioni.

Le si attribuiscono un paio di amanti tra i confinati: ovvio, Egidia è separata dal marito! Il quale è emigrato in America ma questo dato non figura nella relazione del funzionario di polizia.
Egidia ha poco meno di cinquant’anni, capello brizzolato e abbigliamento modesto, è mamma e nonna, per i canoni dell’epoca è una donna anziana ma anche questi sono ritenuti dettagli trascurabili. Lo zelante poliziotto scrive che la casa di Egidia è frequentata abitualmente da confinati; se volete conoscerne l’ubicazione, seguite ancora Polina. Lo zelante poliziotto omette il particolare che Egidia vive con una figlia che fa la lavandaia, perciò riceve numerose visite di confinati che le consegnano la biancheria sporca e prelevano quella pulita; ne scrive Spinelli. Due figlie di Egidia hanno sposato confinati e anche la terza amoreggia con un confinato. Lo zelante poliziotto annota: La famiglia, così imbastita, seguendo le idee e l’esempio della madre, che vuolsi sia anche in rapporti intimi con gli stessi confinati … Sulla Dragonara dunque si applica la famosa “legge della maniglia”: prima con la mamma e poi con la figlia. Egidia viene ammonita e, dopo un paio di mesi, prosciolta. 

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