Altiero Spinelli arriva a Ponza il 12 marzo 1937.
Ha trent'anni e ne ha trascorsi dieci in carcere. Ha maturato il distacco dall'ideologia marxista ed è stato espulso dal partito per "deviazione ideologica e presunzione piccolo-borghese". La lunga relazione con Tina Pizzardo si è appena conclusa.
Nei rapporti che le autorità di pubblica sicurezza stilano trimestralmente si legge che serba cattiva condotta politica e si affianca ai peggiori elementi della colonia confinaria. E' costantemente vigilato. A luglio del 1938 trascorre qualche giorno nel carcere di Ponza per aver detenuto libri sovversivi.
A Ponza passeggia con gli altri confinati, si confida con Camilla Ravera, cerca di ritornare alla vita dopo tanti anni di carcere.
Altiero ha una relazione con una giovane donna ponzese di cui apprezza la bellezza mediterranea; altri confinati frequentano la casa della donna con la scusa di portarle panni da lavare; ognuno vezzeggia la figlioletta della bella lavandaia, le porta caramelle e giocattoli. La donna dopo poco lascia Ponza; la storia si conclude pacificamente.
Ha trent'anni e ne ha trascorsi dieci in carcere. Ha maturato il distacco dall'ideologia marxista ed è stato espulso dal partito per "deviazione ideologica e presunzione piccolo-borghese". La lunga relazione con Tina Pizzardo si è appena conclusa.
Nei rapporti che le autorità di pubblica sicurezza stilano trimestralmente si legge che serba cattiva condotta politica e si affianca ai peggiori elementi della colonia confinaria. E' costantemente vigilato. A luglio del 1938 trascorre qualche giorno nel carcere di Ponza per aver detenuto libri sovversivi.
A Ponza passeggia con gli altri confinati, si confida con Camilla Ravera, cerca di ritornare alla vita dopo tanti anni di carcere.
Altiero ha una relazione con una giovane donna ponzese di cui apprezza la bellezza mediterranea; altri confinati frequentano la casa della donna con la scusa di portarle panni da lavare; ognuno vezzeggia la figlioletta della bella lavandaia, le porta caramelle e giocattoli. La donna dopo poco lascia Ponza; la storia si conclude pacificamente.
Nel 1939 la colonia confinaria di Ponza è chiusa; Spinelli, insieme agli altri confinati, viene portato a Ventotene. Con lo scoppio della guerra le condizioni di vita diventano drammatiche; i confinati ottengono il permesso di prendere in fitto dei terreni in cui piantare patate e ortaggi e allevare galline e conigli. Spinelli si dedica con zelo a questa attività, segue diligentemente le istruzioni di un manuale; impartisce anche qualche lezione privata.
A Ventotene conosce Ursula Hirschmann, moglie di Eugenio Colorni; è l'inizio di un sodalizio sentimentale e politico che durerà tutta la vita; la donna ha un ruolo importante nella diffusione del Manifesto.
foto di gruppo dei confinati a Ventotene
Rossi e Colorni gli chiedono insistentemente di entrare in un partito; Spinelli ritiene che l'idea federalista sia estranea ai partiti, che essi, tutt'al più, "si contentano di aggiungere nei loro programmi un paragrafo federalista agli altri paragrafi." Registra, con dispiacere, che il Partito Comunista è quello più resistente e chiuso ma, con l'orgoglio dell'ex militante, aggiunge che questa chiusura denota maggior rigore intellettuale.
Nel 1986 Altiero Spinelli, prossimo alla morte, scrive la sintesi di una grande, lucida, straordinaria utopia:
La mia vita si può articolare in sei cicli di azioni, fondate ciascuna su un'ipotesi diversa.
Ognuna di queste avventure è terminata con una sconfitta dell'avventura stessa e mia. Ogni volta ne ho sofferto non poco, perchè non avevo solo portato avanti una realtà, ma avevo anche e soprattutto inseguito invano un sogno. Quasi ogni volta, con smarrimento e rimprovero di quelli che mi erano stati vicini e che avevano creduto nel mio disegno, ho fatto seguire all'impegno dell'azione un ritiro nel deserto a mangiar locuste a meditare, senza sapere se ne sarei mai tornato.
Nessuna di queste sconfitte ha però lasciato in me quel rancore contro la realtà che così spesso alligna nell'animo degli sconfitti. La possibilità della sconfitta deve sempre essere accettata equanimemente all'inizio di ogni avventura creatrice. Bisogna sentire che il valore di un'idea, prima ancora che dal suo successo finale, è dimostrato dalla sua capacità di risorgere dalle proprie sconfitte. Infine chiunque si accinge a una grande impresa lo fa per dare qualcosa ai suoi contemporanei e a sè, ma nessuno sa in realtà se egli lavora per loro e per sè, o per loro e per i suoi figli, che lo hanno visto costruire ed erediteranno da lui; o per una loro più lontana, non ancora nata generazione che riscoprirà il suo lavoro incompiuto e lo farà proprio, o per nessuno.
Altiero Spinelli è sepolto a Ventotene.
BIBLIOGRAFIA
Spinelli A. Come ho tentato di diventare saggio Il Mulino, Bologna
Pizzardo T. Senza pensarci due volte Il Mulino, Bologna, 1996
Archivio Centrale di Stato-Casellario Politico Centrale- Busta 4913
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