Amori sconfinati (2)

 Altiero Spinelli arriva a Ventotene nel 1939, dopo sedici anni di carcere e due di confino a Ponza.
Tina, la donna a cui è stato legato per tanti anni, ha sposato un altro.
A Ponza Altiero ha conosciuto una giovane, bella isolana con cui ha trascorso qualche momento di serenità.

Ponza- la spiaggia di Sant'Antonio e, al centro, il borghetto di via Amalfitano in cui prese casa Spinelli 


Ventotene

La vidi per la prima volta sulla piazza della chiesa ove passeggiava al braccio del marito. I capelli color rame, folti, tirati indietro, le cingevano il capo coprendole le orecchie ed erano raccolti in una massa pesante sopra la nuca. L’armonia di ogni tratto del viso era grande. Il corpo di giovane donna ventiseienne aveva una sorprendente mescolanza di vigore e di delicatezza che la gravidanza sottolineava.” Così Altiero Spinelli ricorda l’incontro con Ursula Hirschmann sulla piazza della chiesa di Ventotene.

Ursula Hirschmann, Eugenio Colorni e le figlie Silvia e Renata


Altiero Spinelli- Pertini lo rimprovera per l'aspetto trasandato e l'uso di "certi stivalacci"


Milano, agosto 1943
Il 26 agosto sera partii per Milano con mia sorella Gigliola e quattro o cinque amici che venivano a fondare con me il Movimento Federalista. Avevo portato con me, in previsione di alcuni giorni di assenza, un po’ di biancheria di ricambio, un rasoio, un pennello, sapone da barba nonchè il gruzzoletto messo da parte a Ventotene con traduzioni e lezioni private che mi avrebbe permesso di sopravvivere per tre o quattro settimane al massimo. Non avevo calcolato che sarei tornato a Roma solo due anni dopo.
Avendo viaggiato tutta la notte seduto su una panca di legno di terza classe,  sonnecchiavo in una poltrona di casa Rollier, in attesa che arrivassero tutti gli invitati e che la riunione cominciasse. Fui svegliato da una voce che, pur non avendola io più sentita da due anni, non aveva mai cessato di risuonare in me, ed entrai con l’animo sospeso nella cucina dove Ursula, giunta da poco da Lanzo d’Intelvi, stava chiacchierando con Ada Rossi. Il suo volgersi verso di me, i due passi con cui le venni incontro, la stretta delle nostre mani, il leggero sorriso che si diffuse sui nostri visi, il buongiorno che uscì poco più che bisbigliato dalle nostre labbra, sono rimasti nella mia memoria come se registrati con un rallentatore in una scena intensa nella quale non accade nulla e che tuttavia non vuol mai finire. “Via!- esclamò frettolosamente Ada- dopo un così lungo tempo nel quale non vi siete visti, abbracciatevi e baciatevi.” Ma l’intrusione, anche se amichevole, nel mistero della nascita del nostro mondo comune ci urtò, e le due mani con un moto di pudore quasi si staccarono. Poco dopo con un pretesto qualsiasi ce ne uscimmo a far due passi e fummo infine soli. Nelle mie lettere da Ventotene l’avevo chiamata una volta Lady of my dreams; ora il sogno era finito e questa donna camminava realmente al mio fianco. “D’ora in poi staremo sempre insieme” le dissi e lei rispose semplicemente “Sì” con voce sommessa e ferma. Parlammo d’altro ma eravamo consapevoli di essere divenuti con queste parole promessi sposi di fronte agli eventi, i quali, rimescolando uomini e cose, provocando rovine e morti, suscitando disperazioni e speranze, avevano condotto i nostri due destini inizialmente così distinti a confluire in uno solo.” 

Altiero, Gigliola e Fiorella Spinelli


Commenti